I tesori della Sicilia - The treasures of Sicily - La chiesa e il monastero di Santa Caterina a Palermo
Quando si passeggia per le vie di Palermo antica è impossibile fare a meno di notare la presenza di numerose chiese, di vari stili e grandezze, tra le piazze ed i fastosi palazzi antichi che popolano il centro storico della città, soprattutto se si ci imbatte in una in stile barocco siciliano.
Una delle più belle in assoluto è la chiesa di Santa Caterina, conosciuta localmente anche come Santa Caterina delle donne, che si trova tra Piazza Bellini e Piazza Pretoria, in pieno centro storico.
La chiesa presenta due ingressi, entrambi accessibili tramite una scalinata a doppia rampa.
L’ingresso principale è situato su Piazza Bellini, di fronte la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (nota come la Martorana) e la chiesa di San Cataldo.
L’entrata secondaria si affaccia invece sulla splendida Piazza Pretoria, luogo simbolo della Città, sia per la sua posizione centrale (è vicina ai Quattro Canti), sia perché è sede del Municipi, ma, soprattutto, perché in questa piazza si trova una delle più belle fontane d’Italia, che da questa prende il nome: Piazza Pretoria.
La facciata principale della chiesa si sviluppa su die livelli con ricche trabeazioni e mostra un portale d’ingresso, affiancato da colonne scanalate con capitelli corinzi, in stile tardorinascimentale del 1685, sormontato da una edicola con timpano nella quale è collocata la statua di Santa Caterina d’Alessandria, opera del Gagini.
All’entrata, della soglia della Chiesa, si rimane stupiti dallo sfarzo e dall’opulenza dei decori che si trovano all’interno. Non si trovano spazi privi di tarsie marmoree multicolore, stucchi, affreschi e statue che catturano lo sguardo del visitatore.
Questo genere di decorazione risale all’epoca d’oro dell’architettura palermitana, tra il ‘600 e il ‘700 ed è visibile in molte chiese sorte in questo periodo a Palermo.
Ma la maggiore opulenza è riservata alle chiese appartenenti agli ordini femminili, nei quali le giovani monache di nobili origini portavano una dote cospicua, che veniva interamente spesa per il prestigio della chiesa di Santa Caterina.
L’interno della chiesa si sviluppa longitudinalmente ed è a navata unica con tre cappelle per lato ed un transetto nel quale si innesta l’ampia cupola, terminata nella seconda metà del settecento.
La decorazione degli spazi interni è costituita da un ricchissimo apparato di bianchi puttini, statue, simboli religiosi e motivi floreale policromi che risaltano su un fondo marmoreo di colore nero, spesso alternato a specchiature di colore rosso che si fondono con le strutture architettoniche portanti.
Sono stati molti gli artisti che hanno contribuito alla decorazione dell’interno: Antonello Gagini, Francesco Ferrigno, Vito D’Anna, Giovanni Battista Ragusa, Filippo Randazzo da Nicosia e Procopio Serpotta, autore di notevoli stucchi decorativi.
Molti stemmi nobiliari dei casati delle badesse si ritrovano su alcuni pilastri adiacenti le cappelle laterali della chiesa, a testimoniare le corpose donazioni effettuate dalle famiglie nobiliari.
L’altare maggiore è realizzato in pietre dure come agate grigie e verdi, con ornamenti in rame dorato e colonne in lapis e custodisce dietro il paliotto i resti della madre badessa che promosse i lavori di realizzazione della chiesa, suor Maria del Carretto.
Sulla parte destra del transetto si trova la cappella di Santa Caterina D’Alessandria in cui si notano una commistione di marmi policromi, pietre dure, fregi, stucchi, intarsi e volute tipici dello stile barocco con richiami rococò.
Nella parte opposta all’altare, sopra l’ingresso di Piazza Bellini, si trova il coro che è sorretto da due possenti colonne tortili in granito rosso e contiene un organo positivo a canne, ancora funzionante.
Per visitare il monastero, invece, occorre uscire dalla chiesa ed entrare da un piccolo portone situato su Piazza Bellini, in prossimità della Via Discesa dei Giudici.
Le chiese annesse ai monasteri di clausura erano sempre divise in due parti: la chiesa interna più piccola e semplice, confinante con quella esterna, più grande e festosa, attraverso il presbiterio, dove le suore andavano a pregare o assistevano alle funzioni liturgiche che si tenevano nella chiesa esterna, attraverso le grandi finestre chiuse da fitte grate che si affacciavano sull’altare, senza essere viste da nessuno.
All’interno del monastero si può ammirare la Sala Capitolare, alcune delle celle nella quali hanno vissuto le suore ed un elegante chiostro a portici. Al centro del cortile alberato si trova una fontana con elevazione formata da vasche a conchiglia, realizzata da Ignazio Marabitti, al centro della quale è collocata la statua raffigurante San Domenico.
L’attività svolta dalle monache di clausura è sempre stata quella della produzione di dolci tipici siciliani, come quelle a base di mandorla. Questa tradizione dolciaria è mantenuta viva oggi e vengono prodotti e commercializzati in alcuni locali ad accesso libero all’interno del monastero stesso.
L’ultima tappa della visita alla chiesa di Santa Caterina è costituita dalla terrazze situate esternamente alla cupola, attraverso le quali le monache potevano affacciarsi per osservare senza essere viste ciò che accadeva lungo le strade vicine la monastero. Dalle terrazze si può godere di uno spettacolare panorama a 360° della città di Palermo, con tutti i suoi tetti e le cupole delle più importanti chiese del centro storico. Ma soprattuto si ha una splendida visione della fontana di Piazza Pretoria dall’alto.
Questa fontana è conosciuta dai palermitani anche come Fontana della Vergogna. Il motivo di tale appellativo deriva non solo dal fatto che le statue che la compongono sono nude e per questo “vergognoso”, ma anche dalle spropositate somme spese per acquistare e definire la fontana stessa. Per questo motivo, la fontana insieme alla piazza fu considerata come il simbolo della corruzione e del malcostume della classe dirigente della città.
I turisti che arrivano in città e che hanno la possibilità di visitare il complesso monumentale di Santa Caterina e la fontana restano incantati non solamente per la bellezza artistica dei due monumenti ma anche per una curiosa leggenda che vede le due opere collegate tra di loro. Si racconta che le suore del vicino convento di clausura, mortificate dalla oscena nudità delle statue, con la complicità del buio della notte, uscivano dall’ingresso laterale sulla piazza ed eviravano le indecenti sculture.
When walking through the streets of old Palermo is impossible not to notice the presence of numerous churches of various styles and sizes, between the squares and the magnificent old buildings that populate the historic center of the city, especially if you come across one in Sicilian Baroque style.
One of the most beautiful of all is the church of Santa Caterina, also known locally as Santa Caterina delle donne (Saint Catherine of the women), which is located between Piazza Bellini and Piazza Pretoria, right in the historical center.
The church has two entrances, both accessible through a double flight of stairs.
The main entrance is located on Piazza Bellini, in front of the church of Santa Maria dell'Ammiraglio (known as the Martorana) and the church of San Cataldo.
The secondary entrance instead overlooks the beautiful Piazza Pretoria, a symbolic place of the City, both for its central location (it is close to the Quattro Canti), and because it is the seat of the City Hall, but, above all, because in this square there is one of the most beautiful fountains in Italy, which takes its name from this: Piazza Pretoria.
The main facade of the church is developed on two levels with rich entablatures and shows an entrance portal, flanked by fluted columns with Corinthian capitals, in late Renaissance style of 1685, surmounted by an aedicule with tympanum in which is placed the statue of St. Catherine of Alexandria, by Gagini.
At the entrance, of the threshold of the Church, one is amazed by the magnificence and opulence of the decorations that are inside. There are no spaces without multicolored marble inlays, stucco, frescoes and statues that capture the visitor's gaze.
This kind of decoration dates back to the golden age of Palermo's architecture, between 1600 and 1700 and can be seen in many churches built in this period in Palermo.
But the greatest opulence is reserved for churches belonging to women's orders, in which the young nuns of noble origins brought a substantial dowry, which was entirely spent for the prestige of the church of Santa Caterina.
The interior of the church is developed longitudinally and has a single nave with three chapels on each side and a transept in which the large dome is grafted, completed in the second half of the eighteenth century.
The decoration of the interior is made up of a very rich set of white cherubs, statues, religious symbols and polychrome floral motifs that stand out on a black marble background, often alternating with red mirrors that blend with the load-bearing architectural structures.
Many artists have contributed to the decoration of the interior: Antonello Gagini, Francesco Ferrigno, Vito D'Anna, Giovanni Battista Ragusa, Filippo Randazzo da Nicosia and Procopio Serpotta, author of remarkable decorative stuccoes.
Many noble coats of arms of the abbesses' families are found on some pillars adjacent to the side chapels of the church, to testify the substantial donations made by noble families.
The high altar is made of hard stones such as grey and green agates, with gilded copper ornaments and lapis columns. Behind the antependium are the remains of the mother abbess who promoted the construction of the church, Sister Maria del Carretto.
On the right side of the transept there is the chapel of Santa Caterina D'Alessandria where you can see a mixture of polychrome marbles, semiprecious stones, friezes, stuccoes, inlays and volutes typical of the baroque style with rococo references.
In the part opposite the altar, above the entrance of Piazza Bellini, there is the choir which is supported by two mighty twisted columns in red granite and contains a positive pipe organ, still working.
To visit the monastery, instead, it is necessary to go out of the church and enter through a small door situated on Piazza Bellini, near Via Discesa dei Giudici.
The churches annexed to the cloistered monasteries were always divided into two parts: the inner church, smaller and simpler, bordered by the outer one, larger and more festive, through the presbytery, where the nuns went to pray or attended the liturgical functions that were held in the outer church, through the large windows closed by thick grates that overlooked the altar, without being seen by anyone.
Inside the monastery you can admire the Chapter House, some of the cells in which the nuns lived and an elegant cloister with arcades. At the center of the tree-lined courtyard there is a fountain with an elevation formed by shell-shaped basins, made by Ignazio Marabitti, at the center of which is placed the statue of St. Dominic.
The activity carried out by cloistered nuns has always been the production of typical Sicilian sweets, such as those made of almonds. This confectionery tradition is kept alive today and they are produced and commercialized in some rooms with free access inside the monastery itself.
The last stop of the visit to the church of Santa Caterina is the terrace located outside the dome, through which the nuns could look out to observe without being seen what was happening along the streets near the monastery. From the terraces you can enjoy a spectacular 360 ° view of the city of Palermo, with all its roofs and domes of the most important churches of the historic center. But above all you have a splendid view of the fountain of Piazza Pretoria from above.
This fountain is also known by the Palermitani as the Fountain of Shame. The reason for this appellation derives not only from the fact that the statues that compose it are naked and therefore "shameful", but also from the disproportionate sums spent to purchase and define the fountain itself. For this reason, the fountain together with the square was considered as the symbol of corruption and malpractice of the ruling class of the city.
Tourists arriving in the city and having the opportunity to visit the monumental complex of St. Catherine and the fountain are enchanted not only by the artistic beauty of the two monuments but also by a curious legend that sees the two works connected to each other. It is said that the nuns of the nearby cloistered convent, mortified by the obscene nudity of the statues, with the complicity of the dark of the night, went out of the side entrance on the square and emasculated the indecent sculptures.
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