Itinerario turistico - Tourist Itinerary : Il mistero delle grotte della Gurfa - The misteri of the Gurfa Caves


 




Le grotte della Gurfa sono un esempio di architettura rupestre. Si trovano in Sicilia, nei pressi del comune di Alia (provincia di Palermo) e si raggiungono imboccando una breve deviazione al chilometro 182 della S.S. 121 "Catanese"; con la necropoli costituiscono la Riserva sub urbana grotte Della Gurfa.

Sono composte da sei ambienti scavati in una rupe di arenaria rossa, senza sfruttare cavità naturali giа presenti.

La datazione è ancora incerta ma sembra risalire, dai rilievi effettuati, al 2500 a.C.-1600 a.C. etа del bronzo.

Le grotte non sono naturali e sono un chiaro esempio di manufatto antropico pervenutoci attraverso aggiunte e trasformazioni che complicano l'interpretazione e la datazione. Il nome Gurfa deriva da quello arabo ghorfa, ricordo della dominazione musulmana, che significa stanza, magazzino. In Tunisia esistono depositi di grano detti ghorfas, alcuni divenuti meta turistica. Nella toponomastica siciliana ricorre il nome gurfi col significato di deposito, di magazzino.

Il complesso rupestre delle grotte consta di sei cavitа disposte su due livelli scavati in una arenaria giallastra. Al primo, a sinistra, si apre un ambiente a pianta rettangolare di 9,59x9,15 m, con altezza di 4,53 m, con soffitto a due spioventi un tempo nominato "a saracina" (alla saraceno); a destra un ambiente di forma campaniforme alto 16,35 m, pianta ellittica di 14,10x11,59 m, alla sommitа un ovulo d 0,70 m; entrambi gli ambienti comunicano autonomamente con l'esterno e fra loro a mezzo di un corridoio.

Una scalinata scavata nel costone roccioso conduce al secondo livello entro cui sono scavati quattro ambienti uno a sinistra e tre a destra in successione, di forma pressochè quadrata e dimensioni diverse, il più piccolo di circa 6x4 m, il maggiore di circa 10x6 m. Ciascun ambiente è dotato di ampia finestra aperta sulla vallata. Segue un lungo corridoio che sbocca a circa metа dell'altezza dell'ambiente campaniforme. A quest'ultimo ambiente, qualche anno fa, è stato dato il nome di thòlos per la somiglianza formale con la thòlos di Atreo a Micene.

Nella giornata di studio La Gurfa ed il suo territorio organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, a Palermo il 10 luglio 2009, la maggior parte degli studiosi si è espressa attribuendo all'odierno grande ambiente campaniforme l'originaria funzione di fossa granaria, che ampliata e con la costruzione di soppalchi lignei, presenti sino agli anni cinquanta, è divenuto una capace pagliarola. La datazione, sempre incerta, rimane fra l'etа tardo romana e la bizantina.

Il forzato confronto fra l'ambiente campaniforme e la mitica thòlos micenea ha portato uno studioso a proporre che l’intero complesso architettonico sia stato scavato per accogliere le spoglie, del discusso, re cretese Minosse. Un'altra ipotesi di localizzazione è quella di Colle Madore stante l'uso che ne fece Akragas per conquistare la valle dell'Imera settentrionale.

Va tuttavia tenuto anche presente che durante il convegno di Studi Storico Archeologici intitolato “La Gurfa e il Mediterraneo” (1995), il prof. Benedetto Rocco (docente di Sacra Scrittura e Paesistica alla Facoltа Teologica di Sicilia) interpretò l’insieme delle due cavità del piano terra (vano campaniforme e stanza cosiddetta “a tenda”) come un sepolcro monumentale di tipo miceneo, ipotizzando una datazione di tale nucleo originale intorno al 1500 a.C. Questa ipotesi appare ancora più realistica se si immagina di isolare del complesso la sola Thòlos e il vano laterale nel livello più basso: la somiglianza formale con la più famosa Thòlos micenea detta Tesoro di Atreo è impressionante. Pertanto, ad oggi, le due ipotesi principali (quella della fossa granaria ampliata in epoca tardo romana o bizantina, e quella che retrodata le origini agli anni terribili immediatamente successivi alla catastrofica eruzione del Vulcano Thera, oggi isola di Santorini, che comportarono grandi spostamenti via mare di uomini in fuga dalle zone Egee all'epoca delle civiltа minoica e micenea) restano entrambe valide ed in attesa di ulteriori approfondimenti. Che sarebbe auspicabile fare anche mediante analisi e indagini di carattere scientifico di tipo multidisciplinare (ad esempio sulla diversa tipologia dei "segni" di escavazione nei vari ambienti e all'interno di ciascuno di essi, sulla patina interna di nerofumo catramoso aderente alle pareti dei vani, sui licheni presenti all'esterno), da affiancare agli scavi archeologici di tipo tradizionale. Questi ultimi, ad oggi, non hanno fornito risultati di grande rilievo. In effetti, in un complesso di tale genere, gli strati della Storia che vi è trascorsa sono stati "asportati", non si sono sovrapposti come nella maggior parte dei siti archeologici, per cui l'approccio di studio dovrebbe tenere conto di ciò, e tentare di "ricostruire" la forma originaria del manufatto ipogeo.

Nel 1995 le grotte sono state usate come set per alcune scene del film L'uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore.




The Gurfa caves are an example of rock architecture. They are located in Sicily, near the municipality of Alia (province of Palermo) and can be reached by taking a short diversions at kilometre 182 of the S.S. 121 "Catanese"; together with the necropolis, they constitute the Suburban Reserve of the Gurfa Caves.

They consist of six rooms dug into a red sandstone cliff, without exploiting natural cavities already present.

The dating is still uncertain, but it seems to date, from the surveys carried out, from 2500 B.C.-1600 B.C. Bronze Age.

The caves are not natural and are a clear example of an anthropogenic artefact that has reached us through additions and transformations that complicate interpretation and dating. The name Gurfa derives from the Arabic ghorfa, a reminder of Muslim rule, meaning room, warehouse. In Tunisia, there are grain stores called ghorfas, some of which have become tourist destinations. In Sicilian toponymy, the name gurfi recurs with the meaning of deposit, warehouse.

The cave complex consists of six caves on two levels dug out of yellowish sandstone. On the first level, on the left, there is a rectangular room measuring 9.59x9.15 m, with a height of 4.53 m, with a sloping ceiling once called "a saracina" (Saracen style); on the right, there is a bell-shaped room measuring 16.35 m high, with an elliptical floor plan measuring 14.10x11.59 m, and at the top a 0.70 m high ovule; both rooms communicate independently with the outside and with each other through a corridor.

A staircase dug into the rocky ridge leads to the second level where four rooms are dug, one on the left and three on the right in succession, of an almost square shape and different sizes, the smallest of about 6x4 m, the largest of about 10x6 m. Each room has a large window opening onto the valley. This is followed by a long corridor that opens at about half the height of the bell-shaped room. This last room was given the name thòlos a few years ago because of its formal similarity to the thòlos of Atreus in Mycenae.

At the study day La Gurfa and its territory organised by the National Research Council in Palermo on 10 July 2009, most scholars attributed the original function of a granary pit to the large bell-shaped room, which was enlarged and with the construction of wooden mezzanines, present until the 1950s, became a capable pagliarola. The date, always uncertain, remains between the late Roman and Byzantine ages.

The forced comparison between the bell-shaped room and the mythical Mycenaean thòlos has led one scholar to propose that the entire architectural complex was excavated to house the remains of the controversial Cretan king Minos. Another hypothesis for the location is that of Colle Madore, given the use Akragas made of it to conquer the northern Imera valley.

However, it should also be borne in mind that during the conference of Historical and Archaeological Studies entitled 'La Gurfa e il Mediterraneo' (1995), Prof. Benedetto Rocco (professor of Sacred Scripture and Landscape Studies at the Theological Faculty of Sicily) interpreted the two cavities on the ground floor (bell-shaped room and so-called 'tented' room) as a monumental Mycenaean tomb, hypothesising that the original nucleus dates from around 1500 BC. This hypothesis seems even more realistic if one imagines isolating only the Thòlos and the side room in the lowest level of the complex: the formal similarity with the more famous Mycenaean Thòlos, known as the Treasure of Atreus, is striking. Therefore, as of today, the two main hypotheses (that of the granary pit enlarged in the late Roman or Byzantine period, and that which dates its origins to the terrible years immediately following the catastrophic eruption of the volcano Thera, now the island of Santorini, which led to large-scale displacements by sea of men fleeing the Aegean areas at the time of the Minoan and Mycenaean civilisations) both remain valid and await further investigation. It would also be desirable to carry out multidisciplinary scientific analyses and investigations (e.g. on the different types of excavation "signs" in the various rooms and inside each of them, on the internal patina of tarry carbon black adhering to the walls of the rooms, on the lichens present on the outside), in addition to traditional archaeological excavations. To date, the latter have not yielded any significant results. In fact, in a complex of this kind, the layers of history that have passed through it have been 'removed', not superimposed as in most archaeological sites, so the study approach should take this into account, and attempt to 'reconstruct' the original form of the hypogeal artefact.

In 1995, the caves were used as a set for some scenes of the film L'uomo delle stelle by Giuseppe Tornatore.



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