I grandi fotografi siciliani - The Great Sicilian photographers: Giuseppe Leone


 

Giuseppe Leone, uno dei più grandi fotografi italiani, vive e lavora a Ragusa dove è nato nel 1936. Nella sua lunga carriera fotografica è stato un testimone, o piuttosto

un cantore attento e sensibile, della Sicilia colta nei suoi molteplici e spesso contrastanti aspetti: dal paesaggio dolce o drammatico all’architettura barocca, dalle feste popolari, in cui si mescolano religiosità e paganesimo, alle immagini dei suoi conterranei. Ecco come Leone racconta la nascita della sua passione: “Quando ero piccolo - avevo sei anni o poco più – mio padre, organista della cattedrale, mi portava con lui quando si celebravano i matrimoni, che mi appari- vano spettacoli straordinari ... Nel 1961 aprii un mio studio dedicato soprattutto alla foto dei matrimoni e in più di 40 anni di lavoro ho potuto assistere ai molteplici cambiamenti sociologici e culturali che hanno caratterizzato questa istituzione fino ad arrivare a una esplosione consumistica in cui il fotografo ha assunto un ruolo centrale non solo come cronista ma di vero e proprio regista dell’evento, sempre più ispirato al mondo artificioso delle telenovelas”. Le sue foto, di cui il libro Il matrimonio in Sicilia (2003) presenta una selezione, offrono non solo una documentazione sociologica e culturale di un evento fondamentale nella vita individuale e collettiva siciliana, ma anche una lettura personale e ironica di un rito colto nelle sue ‘stazioni’ tradizionali: l’abito bianco, la vestizione, l’addio alla casa paterna, il vociare dei bambini, il portamento orgoglioso dei familiari, gli amici, la cerimonia e il ricevimento fra canti e balli, un universo che per un giorno mette in scena se stesso e di cui resta traccia preziosa nell’album fotografico.

Nel corso del tempo Leone è stato legato a intellettuali come Leonardo Sciascia, Enzo Sellerio, Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo, con cui ha collaborato anche per la parte editoriale del suo lavoro fotografico. Di lui Salvatore S. Nigro ha scritto: ”Leone è un narratore della Sicilia, dei suoi monumenti, delle sue feste, dei costumi e della vita tutta, per immagini fotografiche. Come da viaggiatore incantato, forse l’ultimo in giro per l’Isola... ha rivelato alla letteratura la Sicilia più vera, quella degli uomini come quella della pietra vissuta e del paesaggio”. E la fotografia di paesaggio è fra quelle cui Leone si è dedicato con passione, con lo sguardo attento a cogliere gli aspetti arcaici e suggestivi della sua terra. Dai Monti Iblei a Ragusa, Catania, Palermo, Noto, Scicli, Taormina non c’è quasi territorio che Leone non abbia attraversato nella sua infaticabile e continua esplorazione alla ricerca della magica bellezza della sua Sicilia. Gesualdo Bufalino nell’Isola nuda (1988) ha scritto: “L’alternanza di rilievi e di vallate, di splendori, ombre e foschie...il gioco alterno di rientranze e sporgenze, di rive, scogli e speroni... le geometrie disegnate dall’aratro sulle colline, dal vento sulle dune, dall’onda sugli arenili. Questo è il paesaggio che Giuseppe Leone ha magistralmente documentato e interpretato nella sua lunga e appassionata carriera di fotografo lasciandoci una testimonianza visiva quanto mai preziosa e suggestiva della Sicilia”. Numerose le sue pubblicazioni sul paesaggio tra cui ricordiamo Sicilia, la pietra vissuta (1977), Sicilia. Le anime del paesaggio (2001) e le varie monografie dedicate, tra l’altro, a Ragusa, ai Monti Iblei, alle Madonie e al territorio di Caltanissetta. Non meno importante è la sua ricerca documentaria sull’architettura e, in particolare, sul tardo barocco siciliano di Noto, Ragusa Ibla, Modica, Palazzolo Acreide, Siracusa e di tanti altri centri, cui sono stati dedicati i volumi Il Barocco in Sicilia (1991) e Immaginario barocco (2006). 

Un altro aspetto così centrale nella cultura isolana è quello delle feste popolari e delle ricorrenze dei santi patroni: dal ‘festino’ di Santa Rosalia a Palermo alle celebrazioni di Sant’Agata a Catania fino alle processioni della Settimana Santa con le madonne dal velo di pizzo nero e dal petto trafitto da sette spade accanto al corpo sanguinante di Gesù. Leone ne coglie il contrasto fra sacro e profano, gli aspetti arcaici pagani, la devozione popolare, in un tripudio quasi orgiastico di corpi, di sudore, fatica ed esaltazione collettiva. Leone mostra una profonda empatia per la gente come testimoniano le numerose serie dedicate ai siciliani, alla gestualità, agli sguardi, alla dimensione collettiva, come nel libro L’isola dei Siciliani (1995) o in Feste e culti in Sicilia (1996). Meriterebbe un libro a parte il mondo dell’infanzia così ricorrente nelle sue immagini: dai bambini vestiti da angeli, suorine e fraticelli nelle feste tradizionali a quelli dei piccoli centri che s’inventano giochi con dadi e cartoni, che corrono sulle scale delle chiese, si inseguono, si nascondono e guardano al mondo con stupore o con consapevole maturità.

Leone ha preso parte a importanti mostre personali in Italia e all’estero: Madrid, Barcellona, Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Edimburgo, New York, Chicago, San Francisco, Los Angeles e Sydney. Numerosi suoi servizi giornalistici sono apparsi su prestigiosi quotidiani e riviste nazionali e internazionali. Sicuramente il suo valore meriterebbe un più ampio riconoscimento nel nostro Paese per aver fatto conoscere in maniera ampia e profonda una terra così affascinante, ricca di storia e di bellezza come la Sicilia attraverso il suo splendido lavoro fotografico, di cui una sintesi si può trovare nel bel volume Sicilia (1998). Gran parte dell’opera preziosa di Giuseppe Leone si trova nelle circa sessanta pubblicazioni con testi, tra gli altri, di Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Silvano S. Nigro, Matteo Collura e Diego Mormorio. Leone, da uomo colto e sensibile, è stato particolarmente legato, al milieu intellettuale e artistico siciliano, come testimoniano i ritratti degli amici scrittori, tra cui Sciascia, incontrato per la prima volta nel 1977, e a cui è stato recentemente dedicato il volume Leonardo Sciascia dalla Sicilia alla Spagna (2009). 

Giuseppe Leone ha un grande studio-galleria al centro di Ragusa dove ha raccolto il suo enorme archivio di negativi, provini a contatto e stampe perché lavora usando esclusivamente apparecchi analogici. In una recente intervista a La Sicilia afferma: “La fotografia deve essere un occhio particolare che reinventa. Ogni immagine deve possedere un equilibrato rapporto di visioni, di sguardi, e una sua forza interpretativa. Prediligo il bianco e nero poiché permette un’astrazione che mitiga tutto, perché offre letture più evocative, di immagini senza tempo”. Oltre al valore artistico delle sue foto non va dimenticato l’aspetto personale di Giuseppe Leone, un siciliano ricco di umanità, generosità, passione per il suo lavoro e amore profondo per la sua terra.




Giuseppe Leone, one of Italy's greatest photographers, lives and works in Ragusa where he was born in 1936. In his long photographic career he has been a witness, or rather an attentive and sensitive

In his long career as a photographer, he has been a witness, or rather an attentive and sensitive storyteller, of Sicily, captured in its many and often contrasting aspects: from the gentle or dramatic landscape to Baroque architecture, from popular festivals, where religiousness and paganism mix, to images of his fellow countrymen. Here is how Leone describes the birth of his passion: 'When I was a child - I was six years old or thereabouts - my father, the organist of the cathedral, used to take me with him when weddings were celebrated, which seemed to me to be extraordinary spectacles ... In 1961, I opened my own studio dedicated above all to photographing weddings, and in more than 40 years of work, I have been able to witness the many sociological and cultural changes that have characterised this institution, up to the point of a consumerist explosion in which the photographer has taken on a central role not only as a reporter but as a real director of the event, increasingly inspired by the artificial world of telenovelas". His photos, a selection of which is presented in the book Il matrimonio in Sicilia (2003), offer not only a sociological and cultural documentation of a fundamental event in Sicilian individual and collective life, but also a personal and ironic interpretation of a rite captured in its traditional 'stations': the white dress, the dressing, the farewell to the paternal home, the children's voices, the proud bearing of the family members, the friends, the ceremony and the reception amidst songs and dances, a universe that for one day stages itself and of which precious traces remain in the photo album.

Over the course of time, Leone was linked to intellectuals such as Leonardo Sciascia, Enzo Sellerio, Gesualdo Bufalino and Vincenzo Consolo, with whom he also collaborated on the editorial part of his photographic work. Salvatore S. Nigro wrote of him: "Leone is a narrator of Sicily, its monuments, festivals, customs and life as a whole, through photographic images. As if he were an enchanted traveller, perhaps the last one around the island... he has revealed to literature the truest Sicily, that of men as well as that of stone and landscape'. And landscape photography is among those to which Leone has dedicated himself with passion, with a keen eye for capturing the archaic and evocative aspects of his land. From the Monti Iblei to Ragusa, Catania, Palermo, Noto, Scicli and Taormina, there is hardly any territory that Leone has not crossed in his tireless and continuous exploration in search of the magical beauty of his Sicily. Gesualdo Bufalino wrote in Naked Island (1988): "The alternation of hills and valleys, of splendour, shadows and mists... the alternating play of indentations and protrusions, of shores, rocks and spurs... the geometries drawn by the plough on the hills, by the wind on the dunes, by the wave on the sandy shores. This is the landscape that Giuseppe Leone has masterfully documented and interpreted in his long and passionate career as a photographer, leaving us with an extremely precious and evocative visual testimony of Sicily". He has published numerous works on the landscape, including Sicilia, la pietra vissuta (1977), Sicilia. Le anime del paesaggio (2001) and the various monographs dedicated, among other things, to Ragusa, the Monti Iblei, the Madonie and the Caltanissetta area. No less important is his documentary research on architecture and, in particular, on the late Sicilian Baroque of Noto, Ragusa Ibla, Modica, Palazzolo Acreide, Syracuse and many other centres, to which the volumes Il Barocco in Sicilia (1991) and Immaginario barocco (2006) have been dedicated. 

Another aspect that is so central to the island's culture is that of the popular festivals and celebrations of patron saints: from the 'festino' of Santa Rosalia in Palermo to the celebrations of Sant'Agata in Catania to the Holy Week processions with the madonnas with their black lace veils and chests pierced by seven swords next to the bleeding body of Jesus. Leone captures the contrast between sacred and profane, the archaic pagan aspects, the popular devotion, in an almost orgiastic jubilation of bodies, sweat, toil and collective exaltation. Leone shows a deep empathy for the people, as can be seen in the numerous series devoted to Sicilians, their gestures, their looks, their collective dimension, as in L'isola dei Siciliani (1995) or Feste e culti in Sicilia (1996). The world of childhood, so recurrent in his images, deserves a separate book: from children dressed as angels, nuns and little brothers in traditional festivals to those in small towns who invent games with dice and cardboard, who run up church steps, chase each other, hide and look at the world in wonder or with conscious maturity.

Leone has taken part in major solo exhibitions in Italy and abroad: Madrid, Barcelona, Paris, Stockholm, Brussels, Edinburgh, New York, Chicago, San Francisco, Los Angeles and Sydney. Numerous articles of his have appeared in prestigious national and international newspapers and magazines. Surely his value deserves wider recognition in our country for having made such a fascinating land, rich in history and beauty as Sicily widely and deeply known through his splendid photographic work, a synthesis of which can be found in the fine volume Sicily (1998). Much of Giuseppe Leone's valuable work can be found in the sixty or so publications with texts by, among others, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Silvano S. Nigro, Matteo Collura and Diego Mormorio. As a cultured and sensitive man, Leone was particularly attached to the Sicilian intellectual and artistic milieu, as can be seen in the portraits of his writer friends, including Sciascia, whom he met for the first time in 1977, and to whom the volume Leonardo Sciascia dalla Sicilia alla Spagna (2009) was recently dedicated. 

Giuseppe Leone has a large studio-gallery in the centre of Ragusa where he has collected his enormous archive of negatives, contact samples and prints because he works using analogue equipment only. In a recent interview with La Sicilia he says: "Photography must be a particular eye that reinvents. Each image must have a balanced relationship of visions, of looks, and its own interpretative power. I prefer black and white because it allows an abstraction that mitigates everything, because it offers more evocative readings of timeless images'. In addition to the artistic value of his photographs, we should not forget the personal aspect of Giuseppe Leone, a Sicilian rich in humanity, generosity, passion for his work and a deep love for his land.


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Buona lettura.

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